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Capitolo 11

…quando pensi di aver capito qualcosa …

Quasi in partenza.

I due spettacoli che abbiamo fatto sabato e domenica qui in città sono stati fantastici, un bagno di folla carica di entusiasmo e rumorosa.

Nei giorni a seguire tutti ti salutavano per strada e i sorrisi erano ancora più larghi.

Facendo spettacoli in strada capita quasi sempre quella particolare magia per la quale, dopo l’esibizione, la piazza diventa anche un po’ tua, un altro pezzettino di mondo che senti di poter chiamare “casa”.

E’ capitato anche qui a Dolores, ora, quando vai a fare la spesa, quando ti fermi a mangiare pollo e patatine, quando passeggi per le vie ti senti quasi parte della comunità.

Il circo offerto in questa maniera, all’aperto e per tutti, è un modo per scambiare e compartire, un modo per farti conoscere e conoscere.

Adesso non siamo più turisti occasionali, abbiamo condiviso qualcosa di bello con queste persone , con questi luoghi e la cosa resta nell’aria.

I laboratori sono finiti martedì, tra gli allievi sono già in tanti quelli che giocano con tre palline, c’è chi inizia a pedalare sul monociclo, chi inizia a compiere piccole evoluzioni sul filo, chi fa roteare bastoni e flower stick, chi è già perfettamente a proprio agio sul rola bola e quasi tutti hanno potuto provare l’ebbrezza di una salita sui tessuti aerei.

Capita di vederli qua e là, sparsi negli spazi del collegio, a saltellare e giocolare durante i momenti liberi.

Lunedì e martedì parte di noi è rimasta a Dolores per terminare i corsi, gli altri sono andati a fare spettacolo prima nell’aldea di Esmeralda, riuscendo così a recuperare la data in cui aveva iniziato a piovere a dirotto, poi in un orfanotrofio.

Dai loro racconti ….

Il Circo InZir arriva a Esmeralda a sorpresa. Nessuno se lo aspettava e proprio quel giorno in aldea c’è festa grande per il quinto anniversario della scuola.

Tra un concorso per eleggere “Miss Collegio”, una sfilata di costumi tradizionali e una carrellata di danze che oscillano tra tradizione, cumbia, e movimenti repentini delle anche assimilati dalla televisione, trova spazio il nostro spettacolo.

L’aria è quella piccante del giorno di festa, lo spettacolo fila liscio e il pubblico si dimostra caloroso.

L’orfanotrofio …

La cosa che colpisce di più è l’allegria della bimbe.

In realtà sono poche quelle hanno perso i genitori, la maggior parte è stata abbandonata alla nascita a causa della povertà.

L’orfanotrofio è un complesso ben strutturato e ben organizzato, come da stereotipo, essendo interamente femminile, il colore predominante è il rosa.

E’ un po’ difficile fare spettacolo, sia per il sole che cade a picco sulla cancha, sia per il fatto che ci sono solo una ventina di bimbe come pubblico, eppure i loro sorrisi ripagano e rilanciano…

Sono molto affettuose ed espansive, una chiede a Pietro di farle da padrino per la cresima, un’altra tiene stretta la mano di Enrico e sembra non volerla lasciare mai più, in tante si divertono a prendere in giro Andrea, visto che qui il suo è un nome esclusivamente femminile.

Nonostante le difficoltà che, così presto, la vita ha offerto loro, sembra quasi di trovarsi “nell’isola che non c’è” e appena finisce lo spettacolo, per nulla intimorite, le bimbe s’impadroniscono di tutti quegli strani oggetti portati da quelle strane persone del circo.

Pensare che forse il ricordo di questa giornata particolare persisterà ancora a lungo in quelle piccole testoline ti riempie il cuore, hai la consapevolezza che nei tuoi ricordi si è aggiunto qualcosa che prima o poi ti strapperà un sorriso inatteso.

Tutto sembra aver trovato il suo posto qui a Dolores e queste 3 settimane alla fine sono volate. In noi si va schematizzando l’idea di un mondo che, tra mille problemi, riesce a trovare una sua armonia, ma ogni medaglia prima o poi mostra il suo rovescio.

L’uomo, e le cose che lo riguardano, portano dentro due lati completamente opposti che si mischiano e si confondono in continuazione.

Domenica sera, dopo lo spettacolo, torniamo verso il collegio, stanchi ma col cuore in pace e l’animo leggero. Per strada la gente ci riconosce e ci saluta, a 500 metri da casa però troviamo la strada chiusa. Ad interdire il passaggio a pedoni e automobili ci sono nastri gialli e una pattuglia della polizia. Cambiamo strada e alla fine arriviamo a destinazione.

Poco dopo arriva davanti al cancello azzurro del San Martin Padre Giorgio che pone fine ai nostri dubbi : hanno ammazzato un uomo.

La cosa che colpisce è l’indifferenza con cui le persone del posto prendono la notizia, tutto è nella norma.

Chiediamo ad Errique qualche informazione in più, lui, in maniera molto sbrigativa, ci dice solo che non era “uno di qua”, il che vuol dire che era di un altro quartiere, poi raccoglie il pallone e riprende la partita che si sta svolgendo nella cancha.

Il giorno dopo nessuno ne parla.

Il rovescio della medaglia di queste persone splendide e di questi luoghi incantevoli : la vita vale poco.

Vuoi o non vuoi, che tu sia vittima o carnefice, la vita vale poco.

Non c’è niente da fare, per quanto ciascuno di noi rimanga alla continua ricerca di schemi e strutture capaci di spiegarci il mondo, il caos della natura umana è capace di azzerare tutti questi pensieri in un attimo.

Poi ci saranno interminabili discussioni tra di noi, ma la sensazione in questo momento è che se è vero che tutto scorre è altrettanto vero che tutto sfugge.

Intanto Circo InZir è tornato alla versione “Lazzaretto”.

Un virus intestinale sta incollando al bagno più o meno la metà del gruppo. C’è stata solo un po’ di paura per una diagnosi sbagliata che nominava il dengue, malattia simile alla malaria per la quale non esiste vaccino e cura, ti devi sorbire dai 3 ai 6 giorni di febbre altissima, magiare tonnellate di limoni e paracetamolo, avere un bagno comodo e persone che ti accudiscano sopportando i tuoi deliri.

Oggi corsa all’ospedale di Poptun con una Terricola versione ambulanza, lì controlli più accurati hanno smascherato un innocuo “cagotto”.

Se tutto va bene dopodomani si parte, la direzione come da tradizione resta incerta.

Ah, quasi dimenticavo l’angolo faunistico:

classifica zecche : Giuliotto 4, Gera 2, Mattia e Tatiana 2, Sara e Andrea 1.

Sempre nell’angolo faunistico, nella rubrica dedicata ai nuovi incontri segnalo un colibrì e, schiacciato sull’asfalto un bel serpentello, piccolo piccolo e colorato.

Me lo avevano detto che qua ci sono 2 tipi di serpente corallo, quello che ti ammazza in un ora e quello che al massimo ti libera dai topi … era il secondo …(in realtà quest’ulitmo, seppur quasi uguale, non è un corallo).