Loading...

Capitolo 1

Selam’naw!

Quest’anno il “Diario di Brodo”del Circo Inzir”, curato e ideato da Giulio, è in sospeso. Gli appunti, le annotazioni, e il diario di questo eccentrico personaggio, verranno resi probabilmente pubblici solo alla fine del terzo viaggio del Circo Inzir.

Dovrete quindi fare uno sforzo, e per questo viaggio affidare le orecchie, gli occhi il cuore e la mente a me, novello Omero improvvisato.

Per comodità, chiamatemi Mr. Iukulele. Mr. Iukulele sono io, ma potranno essere anche altri membri del Circo Inzir, dato che quest’anno “Looking like Farenji”sara`un`esperienza di scrittura collettiva.

Finite queste comunicazioni di servizio, direi che siamo pronto a cominciare, non mi resta che augurarvi e augurarci un buon viaggio, prendendo in prestito, per iniziare, la struttura narrativa del proemio dell’Odissea, come segno di buon auspicio.

Invocazione:

“Narrami, o Musa, degli eroi multiformi, che tanto vagarono, di molti uomini videro le città e di altrettanti conobbero i pensieri. Racconta qualcosa anche a noi, o dea figlia di Zeus.

Degli arrivi ad Addis Ababa, delle tappe all’est e al sud, degli infiniti viaggi in mezzo a strade polverose. Descrivimi le avventure, i pericoli e gli incontri di questi novelli Argonauti, che non alla ricerca di un vello d’oro vanno, ma che spettacoli di circo fanno, conoscendo popoli meravigliosi e raggiungendo luoghi lontani, splendenti e perigliosi.”

1 – Circo Inzir, sempre sul pezzo!

Ed eccoci qua, il Circo Inzir è arrivato alla sua terza spedizione. Dopo gli spettacoli nei campi profughi Saharawi in Algeria, in Tunisia, in Messico e nelle zone boschive del Peten in Guatemala, approda finalmente in Etiopia, più precisamente al momento ad Addis Ababa, la capitale, per poi da qui raggiungere i luoghi e i villaggi più lontani ed inarrivabili, passando da est fino ad arrivare nel profondo sud.

Il Circo Inzir è cambiato tanto in questi anni, alcuni dei membri storici e fondamentali del gruppo hanno preso altre strade, ma nuovi volti e nuove persone fanno adesso parte del collettivo, e la grande famiglia continua a muovere I suoi passi e a viaggiare con chi c’è, chi non c’è ma è come se ci fosse, e con chi ci sarà.

2- Prima di iniziare, qualche informazione geopolitica su Addis Ababa e l`Etiopia (chi si annoiava a scuola sui banchi, passi al paragrafo successivo)

Vi scrivo attualmente da Addis Ababa, capitale del mondo etiope, in cui il primo gruppo del Circo Inzir, diciamo la base organizzativa denominata internamente “gruppo kamikaze”, è arrivata da una settimana.

Etiopia, la terra abitata dagli Etiopi, ovvero etimologicamente parlando dal Greco “gli uomini dal viso arso”, è situata nel corno d’Africa. Con oltre 90 milioni di abitanti è lo stato più popoloso senza sbocco sul mare al mondo, e la seconda nazione più popolosa del continente africano, dopo la Nigeria.

La sua superficie è di 1.100.000 km quadrati, la lingua ufficiale è l’amarico, mentre la valuta nazionale è il Birr (1 euro/23,30 Birr).

La sua capitale, Addis Ababa, che significa “nuovo fiore”, ha una popolazione di 3.273.000 abitanti nella città sono presenti 80 nazionalità e lingue diverse, con comunità religiose cristiano ortodosse, musulmane ed ebraiche. L’Etiopia si dichiara Repubblica Federale Democratica d’Etiopia, anche se nelle ultime elezioni del 2006, nonostante il governo in carica sia stato sconfitto, con una differenza di circa l’80% dei voti, è rimasto comunque in carica, sostenendo di aver vinto grazie ai voti della campagna. Manifestazioni di dissenso da parte di cittadini e studenti di Addis Ababa e altre città si sono concluse con scontri a fuoco dove hanno perso la vita decine, se non centinaia di persone. Attualmente i leader dell’opposizione sono incarcerati o dispersi.

3 – Arrivo ad Addis Ababa

Addis Ababa, arriviamo la notte del 24/01, verso le 4 di notte.

Usciamo dall’aeroporto e troviamo subito un paio di taxi per raggiungere il centro. La città è molto buia, poco illuminata, e Deresse il taxista con cui siamo e che parla perfettamente italiano, ci spiega che il buio è per la sicurezza, così la gente se ne sta a casa sua e non ci sono casini. Deresse ci porta fino a Piazza o Piassa, quartiere storico e centrale di Addis, costruito in gran parte dagli italiani. 6 del mattino, siamo stanchi morti, ci addormentiamo tutti assieme in una stanza del Taitou Hotel, il primo hotel costruito ad Addis, in una stanza, l’unica trovata libera.

Sensation and Impressation:

Addis Ababa è la città che non dorme mai. Sia di giorno che di notte le persone si aggirano per le strade, indaffarati in qualsiasi tipo di attività, avvolti in mantelli, o vestiti in maniera più occidentale. La città è in crescita, di fianco alle migliaia di slum, baracche in lamiera in cui vivono le persone, si fanno spazio enormi grattacieli, i centri commerciali e i locali alla moda. I materiali edili sono ovunque, i ritmi nella loro lentezza sono frenetici, il caos è tanto, e le macchine, le suonate di clacson e lo smog sono all’ordine del giorno. Taxi collettivi, minibus, stracarichi di persone, mendicanti di qualsiasi età, bar affollati, venditori di strada, greggi di animali, e le persone ai bordi delle strade impegnate in qualsiasi tipo di attività rendono Addis Ababa un incredibile giostra frenetica, che non sembra conoscere pause. I locali la notte sono pieni, di fianco alle persone più povere senza casa e sdraiate in terra, la musica è forte e le persone ballano. “Farenji!” ti viene detto per strada. Siamo “noi”, gli uomini bianchi. Un amico etiope mi dice di rispondere “Abesha!”, che vuol dire uomo nero. “Farenji!”, “Abesha!”. Semplice, chiaro, efficace.

Qui siamo veramente le “mosche bianche”, i Farenji per le strade sono un punto d’attrazione, vuoi per fare due chiacchiere, vuoi per ricordare una lontana parentela italiana, vuoi per raggranellare qualche Birr. I sentimenti e le sensazioni sono contrastanti, ai vari “welcome to my country” si alternano I “give me something” o “money, money!”. Agli sguardi incuriositi e socievoli, si sostituiscono ogni tanto occhiate ostili e battute/commenti a noi incomprensibili, in amarico. Di sicuro c’è, che se sei Farenji, qua non passi inosservato.

4 – Fekat Circus

In Africa il circo sta avendo un successo e un espansione molto rapida. L’African circus, fonde la ricca tradizione culturale e artistica Africana con il circo contemporaneo. Il Fekat Circus, associazione culturale no profit, che lavora sul territorio di Addis Ababa si occupa della diffusione, della formazione e dello sviluppo del circo in Etiopia. La filosofia e l’anima di questo gruppo si basa sul riuscire a coinvolgere i più giovani, spesso ragazzi di strada, a fare qualcosa di positivo per se stessi e per gli altri, dandogli la possibilità di esibirsi in scena e di sviluppare le proprie abilità e potenzialità.

Il Fekat circus è la realtà che tramite le figure di Giorgia e Derejé ci sta aiutando a realizzare il nostro progetto qua in Etiopia. Da ieri, al nostro gruppo, si è aggiunto Solom, giovane acrobata etiope del Fekat Circus, che verrà con noi, a farci da guida e a fare spettacolo.

Sensation and Impressation:

Il Fekat circus è bellissimo!!! Colorato, vivace, gioioso, interviene nel reale con l’energia espansiva del circo. Situato in fondo ad una strada del quartiere Piassa, in fondo ad una discesa, dietro ad un recinto di lamiera colorato, passando da una piccola porticina, si apre la realtà del Fekat. In un cortile, in parte coperto, ragazzi e ragazze di diverse età, saltano, fanno acrobatica, imparano la giocoleria, le discipline aeree e gli equilibrismi. Il tutto accompagnato da musica Africana o reggae. Passano intere giornate qua, e i risultati si vedono, dato che il livello tecnico è molto alto. Il Fekat Circus da respiro, una volta entrati, venendo dalla città caotica, la mente si rilassa e si distende.

5 – Spettacoli:

In questa prima settimana il Circo Inzir ha fatto 2 spettacoli, uno presso l’istituto delle teresine nel quartiere di Asco, ed un altro presso il carcere minorile di Addis Ababa.

Le teresine, della congregazione di Madre Teresa di Calcutta, si occupano dei “più poveri dei poveri”. L’istituto accoglie disabili fisici e mentali, spesso abbandonati dalle famiglie, e bambini sieropositivi, affetti da HIV. Lo spettacolo è stato il primo del gruppo in Etiopia, quindi con un coinvolgimento emotivo ed energetico molto alto. Grande scoperta del gruppo del giorno: Addis Ababa è a 2355 metri d’altezza, arrivati a fine spettacolo ognuno di noi si è reso conto che dopo un minuto in scena si va in debito d’ossigeno. Nota per le prossime volte: spettacolo in altipiani=muoversi meno per risparmiare energia. Lo spettacolo è andato molto bene, e lo scambio con i ragazzi è avvenuto, grazie a questo fantastico mezzo di cui siamo espressione. Il giorno dopo siamo stati al carcere minorile, maschile e femminile. Lo spettacolo è stato fatto in uno spazio molto piccolo, e forse proprio per questo c’è stata ancora più energia, sia da parte nostra che da parte dei ragazzi. Nota: anche dopo questo spettacolo è chiaro che dobbiamo migliorare resistenza e fiato.

6 – Pronti al viaggio!

Due giorni fa, il 29 mattina il secondo gruppo del Circo Inzir denominato internamente per le sue capacità “Banana” ci ha raggiunto. I due gruppi finalmente riuniti, rendono il Circo Inzir pronto alla partenza. In questa prima settimana il lavoro fatto è stato tanto, abbiamo trovato e affittato il nostro pulmino che ci porterà in giro, con tanto di autista, tramite Giorgia e una serie di contatti abbiamo strutturato l’itinerario che ci porterà prima ad est e poi nel profondo sud etiope. La struttura per le aeree è pronta, o meglio Size il mitico fabbro che saldava con gli occhiali da sole, ha costruito la struttura per le aeree, con l’aiuto e la supervisione di Sami, di Giuliotto, e della Pinky!

Il tutto tramite vari giri per il recupero dei materiali al mercato di Addis Ababa, mastodontico, affascinante e mostruoso nelle dimensioni e nell’affluenza di gente. Si dice che vari occidentali che vi si sono addentrati senza un etiope, non siano mai più riusciti ad uscirne!

Conclusione:

Insomma il caotico Circo Inzir con la sua organizzazione disorganizzata sembra farcela per l’ennesima volta! Domani ore 7 del mattino si parte e la nostra carovana sgangherata si lancerà in questa nuova avventura…Etiopia, che per assonanza ci ricorda tanto Utopia, stiamo arrivando!!!

Un abbraccio a tutti voi, pazienti lettori, sperando di aver fatto cosa gradita con questo resoconto, 1000 e altre più sarebbero le cose da dire, ma aimè, il tempo e le righe stringono. Sperando di potervi continuare a tenere aggiornati sul nostro viaggio, qui vi saluto e chiudo il primo capitolo di “Looking like Farenji”. Vado a prendermi uno Spris, bevanda densissima composta principalmente da avocado, mango e papaya.

Amasegenalaw! Thank you! Grazie!

Mr. Iukulele