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Capitolo 4

Buongiorno a tutti è di nuovo Mr. Nokia che vi parla dal verdeggiante Laos.

Dopo la frontiera thailandese siamo finalmente arrivati nel paese che ospiterà la prossima tappa di Circo InZir.

Rimarremo qui dal 3-5 al 19 marzo e, a mio parere, due cose segneranno questi 14 giorni di permanenza. Una è il Mekong, fiume dalle acque marroni che incontreremo in quasi ogni tappa del nostro percorso e che ci farà da strada e da doccia in più occasioni.

Altra peculiarità di questi posti è la Lao Lao, ovvero una grappa di riso che qui bevono molto in molti e tra questi molti rientriamo anche noi! Ma andiamo con ordine.

Passiamo la frontiera a Ban Houayxay in due momenti diversi. Infatti il gruppo si è diviso in due, il grosso di noi ha viaggiato via terra mentre altri due, che d’ora in poi chiameremo gruppo elefante, sono arrivati con due giorni di anticipo grazie ad un rapido aereo.

Frontiera tutto sommato veloce, soliti moduli, solite domande, solite foto e soliti dollari per pagare il visto. Una cosa buffa riguardante il denaro è che qui la moneta locale, il Kip, si cambia uno a 10’000, quindi al bancomat si prelevano milioni su milioni e tutti i prezzi per un primo periodo ci sembreranno altissimi.

Sbrigate le formalità cerchiamo i biglietti per prendere una “slow boat”, cioè una barca che, navigando placidamente sul Mekong, ci porterà prima a Pak Beng e poi a Luan Prabang.

Trovati i biglietti parte una allegra ma decisa contrattazione con una agguerritissima tour operator e alla fine concordiamo un prezzo che per lei è troppo poco e per noi è un po’ troppo, ma alla fine di compromessi bisogna farne no? Purtroppo quasi subito le nostre previsioni romantiche riguardanti il viaggio in barca si scontrano con il muro della realtà! La barca è stipata di turisti ed è un miracolo se riusciamo a prendere posto anche noi. Ci aspettano otto ore di navigazione e l’idea di affrontarli così non ci entusiasma, ma fortunatamente allargandoci un po’ e scoprendo una parte all’esterno riusciamo a goderci il viaggio ammirando lo splendido paesaggio che ci circonda. Nota dolente purtroppo sono le comitive di turisti che alzano il gomito e rompono la quiete del Mekong con grida e risate un po’ sopra le righe. Arriviamo comunque a Pak Beng senza lanciare nessuno nel fiume, bravi tutti. Li ad accoglierci troviamo i due del gruppo elefante che ci aspettano al porto. Andrea e Dario sono arrivati da due giorni ma sembrano già dei boss del paese attorniati dalla loro banda di bambini. Ci dicono subito che hanno già trovato un buon ostello, dei contatti per andare a fare spettacolo in un villaggio, un buon ristorante gestito da un francese che si è sposato con una ragazza del paese e ospitalità per l’ultima notte che passeremo nel paese, molto bene, poker!

Ci rendiamo conto subito che Pak Beng è un paese con una caratteristica bizzarra infatti vive le ondate di turismo solo dalle 18, orario in cui la slow boat attracca, alle 9 del mattino dopo, orario in cui riparte verso Luan Prabang portandosi quasi tutti gli stranieri arrivati il giorno prima. Un turismo di massa part time insomma. Dopo una notte passata tra schiamazzi dall’accento un po’ d’oltreoceano il giorno dopo partiamo per un villaggio a poche ore da li . Appena arrivati ci accolgono con un misto di stupore e curiosità, ci fanno vedere dove staremo per la notte e la scuola dove faremo spettacolo il pomeriggio. Il villaggio ricorda i molti visti finora, palafitte di legno e bamboo, strade di terra e polvere e bambini lasciati liberi quasi allo stato brado assieme a cani, maiali, mucche e polli. La situazione ci piace molto e decidiamo di rinfrescarci con un bagno al fiume prima dello spettacolo. Al nostro ritorno raduniamo circa cento bambini nella scuola e pian piano iniziamo a fare spettacolo. Man mano che andiamo avanti arrivano sempre più persone e si aggiungono al pubblico, anche se con un po’ di diffidenza. Alla fine lo spettacolo piace e riceviamo la nostra buona dose di applausi e complimenti, bravi tutti! Cena cucinata in loco a base di pollo, riso e peperoncino, a detta di molti molto buona anche se io posso garantire solo per il riso. Dopo una giornata di relax ospiti nel bellissimo resort di un altro amico francese conosciuto dal gruppo elefante ripartiamo per Luan Prabang con un’altra slow boat più piccola ed affollata ma ormai noi siamo abituati.

Arriviamo a destinazione e subito ci rendiamo conto che anche questa città, o almeno il centro storico, è abbellito ed agghindato ad uso e consumo turistico. In più la città è patrimonio dell’umanità e questo ha contribuito a generare un centro festaiolo in cui molte persone si fermano per i locali, i mercati con prezzi gonfiati per gli occidentali ed i tour organizzati nei dintorni della città. Nei tre giorni passati a Luan Prabang abbiamo visitato delle cascate molto belle e visto un centro di recupero per gli orsi della luna, specie spesso sfruttata sia per commercio sia per la sua bile, usata nella medicina tradizionale orientale. Purtroppo i nostri tentativi di trovare contatti in loco per poterci esibire non hanno dato buoni frutti quindi dopo tre giorni ci siamo sposati a Vang Vieng. Qui ci siamo resi conto quasi subito che siamo di nuovo in una città turistica con i soliti locali ed i soliti bianchi ubriachi che gironzolano sbraitando la sera per strada. Fortunatamente Sandro prende l’iniziativa e in giorno dopo ci trasferiamo nella sede dell’ONG francese Saelao family. Qui veniamo accolti a braccia aperte dai volontari che si occupano di insegnare inglese in un doposcuola pomeridiano alle classi di bambini e ragazzi, infatti nella scuola ordinaria l’inglese non è previsto. Grazie a loro facciamo due spettacoli in due scuole nei villaggi attorno a Vang Vieng. Un pubblico misto composto per buona parte dai ragazzi della scuola ma anche da adulti e curiosi, ci accoglie magnificamente. Tutti molto attenti, tutti molto partecipativi ed entusiasti, tutti noi compresi che ci divertiamo parecchio assieme a loro. Molto bello anche vedere bambini e ragazzi provare ruote ed acrobazie dopo lo show con risultati alle volte molto buoni!

Ci prendiamo anche il tempo di visitare i dintorni di Vang Vieng che sono molto belli sia per le montagne che mettono a dura prova il nostro fiato e le nostre gambe, sia per alcune grotte da esplorare, sia per alcune pozze più o meno naturali in cui fare rinfrescanti bagni e alti tuffi.

Dopo 4 giorni a Vang Vieng salutiamo i ragazzi della Saelao Family ringraziando calorosamente e venendo ringraziati allo stesso modo e ci mettiamo nuovamente in viaggio, destinazione Pakse. Questa volta prendiamo uno sleeping bus, cioè un autobus con i letti, visto che il viaggio dura appena 14 ore. La prospettiva di viaggiare comodi però si avvera solo per una parte di noi, quella sotto il metro e sessanta. I letti infatti sono a misura di laotiano e quindi metà di noi si contorce per una buona metà del tempo. Tutto sommato però il viaggio risulta piacevole, sicuramente molto più di altri, vi ricordate il treno, noi si. Arrivati a Pakse sotto una pioggia battente decidiamo di spostarci subito sulle 4000 isole, un arcipelago sul Mekong situato al confine tra Laos e Cambogia.

La prima notte dormiamo a Don Khong, una delle isole meno frequentate, infatti non c’è molto a parte un paio di guest house e un villaggio con un paio di scuole. È in una di queste che, grazie all’aiuto di un dipendente dell’albergo, faremo spettacolo il giorno dopo. Unico errore sarà fare lo show alle tre di pomeriggio sotto un sole cocente con 36-38 gradi. Ancora prima di iniziare alcuni di noi, tra cui il sottoscritto, sono già grondanti di sudore e gli altri si aggiungeranno mano mano che proseguiamo con i numeri. Stanchi e fradici torniamo all’ostello dove scopriamo che ci hanno risposto dalla bamboo school, una scuola di inglese per i bambini e ragazzi dell’isola di Dom Som. Nella mail ci invitano per la sera dopo a fare una grigliata nella loro sede sulla riva del Mekong, come rifiutare? Zaini in spalla, o meglio in barca, raggiungiamo l’isola. Ad accompagnarci è Kamla, il responsabile della scuola, nonché sopraffino pilota di barche. Un po’ smemorato però, infatti le chiavi delle camere sono rimaste su un’altra isola. Fortunatamente grazie ad un seghetto da ferro è un po’ di pazienza i lucchetti cedono e ci sistemiamo. Dopo un breve giro nel villaggio torniamo alla scuola ed è subito festa! Tra pollo grigliato, riso e verdure si comincia a bere Lao Lao di produzione locale, mettere musica un po’ laotiana è un po’ nostrana e ballare nella strada. In men che non si dica siamo più che allegri e ci troviamo a fare un bagno rinfrescante di mezzanotte nel Mekong, in barba a tutti i discorsi su parassiti e serpenti acquatici. Andiamo a letto un po’ stretti ma contenti, il giorno dopo faremo spettacolo nella scuola per tutto il villaggio.

Memori del caldo del giorno precedente decidiamo di farlo la sera montando delle luci nel piazzale della scuola. Tra lampadine e neon montanti su bamboo piantati a terra riusciamo ad illuminare abbastanza. Purtroppo però tutta quella luce attira anche quasi tutti gli insetti dell’isola rendendo abbastanza difficoltoso muoversi e tenere gli occhi aperti in scena. Iniziamo con un paio d’ore di ritardo per aspettare che la gente arrivo dopo che ha finito di lavorare e questo ci aiuta anche con gli insetti che calano un po’. Lo spettacolo serale funziona sia per i grandi che per i piccoli e ce ne andiamo a letto stanchi ma felici. Purtroppo non possiamo dire lo stesso del risveglio. Scopriamo infatti che qualcuno è simpaticamente entrato nelle stanze durante la notte e ha rubato soldi sia a noi che ad un’altra volontaria e un cellulare da un’altra stanza sempre delle nostre.

Un po’ amareggiati ci trasferiamo a Don Kong, isola più turistica, dove trascorreremo l’ultima notte in Laos, prima di entrare in Cambogia, ma questo sarà un altro capitolo di questo diario e non sarò io a scriverlo.

Lasciamo il Laos con una punta di amarezza per aver avuto tutto sommato poco tempo per visitare e comprendere questo paese dalla natura fortissima, pieno di grotte, templi cascate e montagne. Poco tempo anche per comprendere la situazione politica di un paese molto povero e molto ricco, in cui le differenze sociali sono evidenti e in cui c’è un unico partito e la sua bandiera rossa sventola ovunque a fianco di quella nazionale.

Siamo anche curiosi però di vedere come proseguirà il viaggio cambiando di nuovo stato, lingua, moneta e cultura, se lo siete anche voi continuate a seguire questo diario e lo scoprirete!

Cordiali saluti a voi e al Laos dal vostro Mr. Nokia, stay tuned!