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Capitolo 2

si può ascoltare alle 2 di notte un martello pneumatico lavorare sotto la tua finestra.

Il rumore di fondo sono automobili e camion.

Il silenzio è oro prezioso che nessuno pensa più di cercare.

Fin qui tutto bene!

Le cose si stanno intrecciando in modo naturale, siamo solo al terzo giorno in DF quando accade il primo incontro importante.

Grazie a Luca abbiamo avuto il contatto di Andrea, cofondatrice, insieme a Leo, de “EL CIRCO DE MENTE”.

Dopo 2 mail ci incontriamo, andiamo a trovarli nella loro tana.

Il viaggio attraverso la città è lungo : metro, metro-bus, bus collettivo.

Ci addentriamo in una delle tante periferie povere, ci chiediamo come possano riuscire a fare circo in una zona così, producendo autoreddito.

Il tendone è dietro un complesso sportivo imponente, è grande, colorato e riverniciato all’esterno con una vernice impregnante, utile a non far filtrare L’acqua piovana.

Finalmente conosciamo Andrea e Leo.

Siamo seduti sull’erba e chiacchieriamo, il sorriso di Andrea è quasi travolgente, Leo sembra un po’ più riservato, ma entrambi hanno quel dono speciale di farti sentire subito a casa.

Noi gli raccontiamo chi siamo, loro raccontano ….

Il Circo DE MENTE nasce intorno al 2003 dall’idea di Andrea e Leo che, dopo aver studiato circo qua e là per il mondo decidono che anche per il DF è arrivata l’ora del circo.

L’ora in cui prenda vita uno spazio stabile in cui ci sia la possibilità per tutti di provare e imparare.

Prima la loro sede era in una zona più centrale, sono da due anni in questa periferia, ci raccontano di come sia stato difficile trovare un pubblico.

Ma poi, quando entri nel tendone, ti accorgi di come queste difficoltà siano state superate.

E’ una scuola funzionante, con tanti allievi e con insegnanti provenienti da tutto il mondo.

Ogni struttura, dal trampolino elastico alle americane, dal trapezio alle gradinate, trasuda ostinazione, la convinzione di chi ha creduto fino in fondo che fosse possibile.

Il pubblico l’hanno trovato, la soluzione è vicinissima allo spirito di Circo Inzir: gli spettacoli sono “a cappello”.

Grazie anche ad un riconoscimento del governo riescono a pagare gli insegnanti mantenendo basse le quote per gli studenti.

Ci intendiamo, ci si riconosce, l’onda è quella buona, Andrea ci offre la sua casa.

Ora sono già tre notti che passiamo da lei.

Sono cose quasi magiche, che capitano nel mondo degli artisti di strada e circensi di nuova generazione…. una persona che ti conosce da 20 minuti e ti lascia la casa perchè lei non la sta occupando in questo momento.

Per me questa è alchimia, è trasformare il piombo che sempre più spesso ricopre le relazioni tra esseri umani in grandi città, nell’oro dell’attraversarsi con gli occhi, dell’ospitalità, dell’accogliersi.

E poi Terricola.

Circo InZir ha trovato il suo mezzo di trasporto, un “ferro” di oltre 4000cm cubici di cilindrata, 8 cilindri, un salotto con televisione e 7 comode poltrone, asimmetrico, come in fondo siamo anche noi.

Ha una ruota più piccola delle altre … a tale scoperta tutti i nostri sguardi i rivolgono atterriti e interrogativi a Gabo, il quale con calma olimpica afferma :” l’importante è che non siano diverse sulla trazione” …. generale respiro di sollievo ….

Anche qui c’è un pizzico di alchimia …

Il nostro nuovo mezzo si chiama “TERRICOLA” … e c’è un perchè.

Troviamo un normalissimo annuncio su internet, contattiamo il proprietario telefonicamente e prendiamo un appuntamento.

Il giorno seguente arriviamo sul posto, il furgone è parcheggiato a 20cm da un chiosco di tacos.

L’uomo dei tacos ci informa che il furgone appartiene ad una band musicale e che ha viaggiato per anni in lungo e in largo per il messico (ma non solo).

Finalmente arriva il proprietario, si chiama John, un venezuelano dalla pelle olivastra, alto, muscoloso, con un sorriso sicuro di sé e quell’atteggiamento amabile tipico dei sudamericani.

Facciamo un giro su Terricola, il Grande Capo Gabo siede alla guida, seduti sui sedili posteriori noi sembriamo scolaretti in gita tutti eccitati, l’eccitazione sale alle stelle quando dallo specchietto retrovisore scorgiamo sguardi di approvazione.

Finito il giro saliamo a casa di John dove iniziamo le trattative, nel momento in cui si apre la porta il fascino latino raddoppia di colpo, grazie all’apparizione del fratello gemello di John, che si chiama Jean.

Insomma John (all’inglese) Jean (alla francese) e il loro babbo compongono “LOS TERRICOLAS”… band da balera centramericana il cui nome letteralmente tradotto è “i terrestri”.

Ci regalano un loro CD, ci offrono la loro amicizia, la trattativa è conclusa … “TERRICOLA” è nostra…